Le conclusioni dello studioso Saverio Salomone - Turismo in Albania

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martedì 7 aprile 2009

Le conclusioni dello studioso Saverio Salomone

Albanesi più antichi degli Illiri

Gli invasori trovarono i “divini Pelasgi”


Abbiamo incontrato Saverio Salomone, uno dei più appassionati studiosi delle origini della lingua e del popolo albanese e del mondo indo-europeo, profondo conoscitore dell’Illirico-albanese. Parlare con lui è stato come sentire su una fantastica macchina del tempo e galoppare indietro nei secoli, via via fino ai primordi della civiltà balcanica. Nato a piana degli Albanesi nel 1922, ha studiato nei collegi greco-albanesi di Palermo, di Grottaferrata e di Roma. Si è laureato in Filosofia presso il Pontificio Ateneo “Angelicum” di Roma e in Giurisprudenza presso l’Università di Palermo. Ha dedicato diversi anni agli studi della ricerca delle lingue indoeuropee publicando le seguenti opere:

Nel mondo delle lingue indoeuropee – Dall’Albanese alle origini e le origini dell’Albanese;

Lingue e popoli d’Europa;

Le comuni origini.

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Gli Illiri erano popoli irrequienti. Non riuscivano a star fermi. Curiosi, passarono in gran numero l’Adriatico e scorazzarono per le regioni italiche lasciando imperitura loro impronta nelle lingue ivi parlate; nel latino, nell’osco-umbro, nel messapico, nel sicolo, eccetera. Gli Illiri rimasti al di là dell’Adriatico (approssimativamente nei territori dell’attuale ex Jugoslavia), pressati, verso il settimo secolo a.C., dai Celti e dagli Sciiti, da nord-ovest, verso le coste adriatiche della Dalmazia e dell’attuale Albania. In questa nuova Illiria dalle proporzioni ridotte si formerano due raggruppamenti; la Dalmazia con capitale Delminium e Illiride greca (su per giù l’attuale Albania) con capitale Scutari.

<< Le notizie storiche su queste regioni – continua Salomone – iniziano da tali vicende, con informazioni su fondazioni di città come Apollonia, Butrinti e Durazzo (VII-VI secolo a.C.) per proseguire con ragguagli sulle imprese di Bardhilli (IV sec. a.C.) re degli Enchelei, di Glauco re dei Taulanti, di Agrone, re degli ardici e di Teuta, sua moglie; poi con le relazioni vere e proprio sulle guerre con i Romani.

E' noto che lo studio sistematico delle origini e delle vicende dei vari popoli iniziò appena il Medio Evo uscì dal luogo letargo. Qualcuno si occupò anche del popolo albanese, nel 1774 un certo Thunnmann espose le proprio ricerche sulle origini degli Albanesi arrivando alla conclusione che essi erano la continuazione autoctona dell’antica popolazione illirica.

Percorrendo vie diverse, altri studiosi (come lo Xilander, il Von Han, il Meyer, il N. Jokl) facevano derivare la lingua albanese dall’Illirico o da un misto fra questa e altre lingue ( tracia, macedone).>>

Dagli insegnamenti di quegli studiosi scaturiva una comune opinione che gli Albanesi fossero discendenti degli Illiri, popolazione da loro ritenuta antichissima sempre vissuta in Albania e quindi autoctona. Secondo il Bopp, lo Stie, lo Shleicher, la lingua albanese doveva considerasi indoeuropea, una lingua, cioè, appartenente al gruppo linguistico di popoli originario zone caucasiche.

Un certo Nicicle, nel 1855, pretese perfino di demolire l’autoctonia degli Albanesi affermando che essi rappresentavano una delle tante popolazioni barbare pervenute da zone caucasiche.

Queste nuove teorie sconvolsero la cultura ormai dominante secondo la quale gli Albanesi sarebbero stati un popolo autoctono perché discendente dagli Illiri, allora ritenuti abitanti, da sempre, in quelle terre albanesi. Ne segui un’aspra controversia. Ma eminenti albanologi intravidero un certo fondamento di verità in quelle nuove teorie.

Il Camarda, famoso filologo arbëresh di Piana degli Albanesi, autore della Glottologia comparata della lingua albanese (1864), sorvolato sulla questione della lingua albanese, si preoccupò di precisare la propria opinione sull’origine popolo albanese: popolo autoctono perché discendente da un ramo dei Pelasgi, da tempo immemorabile abitanti della penisola balcanica. In modo analogo si esprimeva un altro albanologo italio-albanese, il poeta Gerolamo De Rada, ma mentre il Camarda non si curò degli Illiri, il De Rada espresse l’opinione che gli Albanesi “nel tempo presero vari nomi” fra i quali quello di Illiri.

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La lingua albanese è il riflesso, nel mondo moderno, dell’antico idioma dei Pelasgi inquinato da influenze indoeuropee illiriche. La lingua albanese ha potuto conservare fino ai nostri giorni la propria natura di lingua essenzialmente pelasgica perché gli Albanesi hanno potuto vivere per millenni fra le loro montagne al riparo da influenze devastatrici. Gli albanesi sono un popolo autoctono perché diretto discendente di una stirpe stanziata nei territori albanesi da sempre. Gli Albanesi sono e rappresentano i “divi Pelasgi” di omerica memoria, pacifici abitatori del Mediterraneo greco come i Lèlegi e i Cauconi.>>

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Armando Roda

fonte http://www.arbitalia.it/news/roda/salomone.htm

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