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lunedì 26 ottobre 2009

Pelasgi-Etruschi-Albanesi

(Testa di Zeus ritornata all'Albania)
I Pelasgi sempre più sovente appaiono sulla ribalta
della storia e della a civiltà europea, quasi si fossero
risvegliati di colpo dal profondo letargo, in cui giacevano
da millenni, scuotendosi di dosso quello strato
di polvere d'oblio che li aveva coperti. Per quanto strano
che possa sembrare essi cominciarono a parlare dall'imo
dei tempi passati nella stessa lingua che parlano gli albanesi
odierni. Come mai poteva verificarsi un simile
fenomeno? Quali legami potevano esistere tra il grande
popolo leggendario dei Pelasgi e il piccolo popolo degli
Albanesi dopo tanti secoli? Gli interrogativi sarebbero
molti ed io cercherò d'esporre alcune considerazioni
che possano essere ritenute soddisfacenti a tale riguardo,
sostenendo che sono precisamente gli Etruschi che
intervengono a darci una riposta adeguata. Percorrendo
diverse letture in tale senso mi sono formato un'opinione
ben precisa che darebbe ragione alla versione proposta.
Infatti la questione etrusca divenne improvvisamente
l'epicentro dell'interesse dei diversi studiosi dell'antichità,
che si trovarono davanti a un nodo gorgonico, che
attendeva d'essere sciolto da ben 2500 anni, da quando
gli Etruschi furono soprafatti e la loro civiltà fu distrutta
dall’ascesa incontenibile della potenza di Roma. D'allora
scese su loro il più completo silenzio. Come sarebbe
stato sciolto quel nodo ? Con la ragione e la pazienza
oppure con la spada d’Alessandro?
Verso il 1828, Luciano Bonaparte, fa una sensazionale
scoperta nelle sue terre del Lazio che suscitò
grande scalpore e diede spunto anche alla letteratura di
trattare tale soggetto, con Prospero Merimé che scrisse
la novella "Il vaso etrusco". Ma fu un fuoco di paglia,
giacché intervennero fatti politici, rivoluzioni e guerre,
per cui il silenzio sugli Etruschi continuò a perdurare.
Ed è Gabriele d'Annuzio che nel suo dramma Forse che
si, forse che no, porta i suoi personaggi in quei luoghi
avvolti nel mistero, e risolleva in Italia e in Francia la
questione etrusca, ma in versione letteraria. Bisognava
arrivare poi a D.H. Lawrencio, l'autore di "Lady Chatterly"
per avere un’altra presentazione degli Etruschi
nel libro " Etruscan place", in cui si descrivevano tra
l'altro, le tombe e le scritture toscane (ricordo la concordanza
con Toschenia, denominazione della parte Sud
d'Albania, i cui abitanti si chiamano Toschi). Ma come
tutte le interpretazioni letterarie e filosofiche, quelle
diAnnunzio e di Lawrencio, deformavano i dati storici
e archeologici. Non c'è niente da eccepire a riguardo
poiché i geni hanno il pieno diritto d'abbandonarsi al
loro estro creativo.
Pero', era stato aperto un sentiero che il pubblico
desiderava seguire per pura curiosità. Ciò servì all'apparizione
d’un altro libro " Il sorriso degli Etruschi" di
Dino Garrone (1944 ), in un periodo triste per l'Italia,
ma che metteva l'accento sulla parte misteriosa ed enigmatica
degli Etruschi. Pero' tutte queste opere, erano
ripiene piuttosto di deduzioni che di ricerche di profilo
storico, archeologico oppure linguistico. Più tardi appare
il libro "Etruscologia" di Massimo Pallottino, che
nel 1955 viene tradotto anche in inglese e che riscontra
un vivo interesse, in quanto opera d'uno studioso, piena
di ponderazioni sebbene di lettura relativamente attraente.
Oramai gli Etruschi avevano acquistato il diritto
d'essere citati nella letteratura, come avevamo riscontrato,
in Francia, Italia, Inghilterra ed altrove. ln questo
contesto, l'Italia non si era messa da parte e si era fatta
viva con il Caldarelli che già nel 1923 aveva pubblicato
"Memorie della mia infanzia" e nel 1952 "11 sole a
picco" quelli opere presentava quanta più di sensibile
su quella Toscana ¬etrusca, ch'era diventata terra italiana
per eccellenza. Nel frattempo anche i Francesi si
sentivano attratti e ispirati dagli Etruschi, che venivano
trattati con simpatia in un romanzo di M. Boncompain "
Lucienne et les Etrusques", apparso nel 1955. Anche in
Austria, si cominciava a parlare degli Etruschi, tramite
la Signorina Cles - Reden con il Libro " Das versunkene
Volk", tradotto ln italiano col titolo "Gli Etruschi".
Belle pagine di reminiscenze Wagneriane, piuttosto di
contenuto letterario che storico.
Le opere che abbiamo citato finora, non chiudono la
lista di quelle che erano state consacrate all’utilizzazione
letteraria degli Etruschi, citando nomi illustri come
Carducci e Huxley. Ma la gloria e la popolarità degli antichi
Toschi ci viene dal libro dal titolo prestigioso " The
Etruscans" scritto da Gageons ed apparso nel 1957, che
divenne soggetto per un film di Holliwood, presentato
in pellicola in una super produzione in Eastmancolor.
Dopo tanti secoli d'oblio, quest'era una bella rivincita !
Quali furono le cause di tanto oblio ed di tanta indifferenza
di cui soffrirono cosi a lungo gli Etruschi.
Veramente sono semplici e rimontano all'antichità stessa.
Da chi potevano venire le informazioni a riguardo
se non esclusivamente dai Greci e dai Romani, che
beninteso avevano fatto man basso sulla storia. Sopratutti
i Latini, i quali per la storia ufficiale erano alla
base della glorificazione di Roma. Per questa ragione
gli Etruschi, sebbene avessero contribuito alla crescita
e al rafforzamento del potere romano, furono passati
sotto silenzio dagli stessi romani che parlavano di loro
solo per denigrarli, essendo che non avevano lasciato
alcuna letteratura valida che potesse dare loro ragione,
come presenza ripiena d'una civiltà molto importante
che avrebbe potuto dare più risalto alla storia dei popoli
europei, su basi più realistiche e determinanti.
Gli Etruschi quindi divennero vittime dell’orientamento
che prese l'Umanesimo nel pensiero europeo
degli ultimi cinque secoli, tutto concentrato nello studio
e nella glorificazione della Grecia e di Roma. Negli
amblenti degli studiosi dello XIX secolo, essi furono
considerati come sottoprodotti dell'ellenismo, vittime
del pregiudizio romantico, secondo il quale tutto ciò
che non era né greco né romano doveva diventarlo, sotto
pena dl non figurare affatto. Anche uno storico come
Momsen, ammiratore di quella Roma Imperiale concedeva
agli Etruschi a malapena il diritto d'essere esistiti.
Cosicché, l'interesse verso gli Etruschi comportava dei
motivi estranei al semplice desiderio d'informazione oppure
d’oggettività scientifica. Uno dei tratti di maggior
rilevo della civiltà etrusca risiedeva proprio nel mistero
di cui era avvolto, e che tantianni di ricerche non erano
riusciti a svelare. Mistero che riuscii a portare alla ribalta
il problema etrusco per quel desiderio impellente
dell'uomo di trovare soluzione a tutte le questioni, e per
di più a quelli troppo scabrose e difficili.
fonte : http://www.gazetarrenjet.com

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